Innovazione all’Italiana


Cosa significa essere italiani? Quali sono le caratteristiche dell’essere italiano?

italiano

Per il resto del mondo l’Italia è un vero e proprio  enigma – ha detto Philip Kotler, il più noto tra gli esperti di marketing – perché è l’unico sistema Paese nel quale si riesce a generare valore nonostante  la situazione di assoluto caos.

Riporto qui di seguito una parte dell’articolo del prof. Carlo Alberto Pratesi dell’Università ROMA Tre. (L’articolo completo si può leggere alla seguente pubblicazione).

“A partire dalla creatività: una dote che non ci viene riconosciuta da tutti. Per esempio, Edward de Bono, forse il massimo esperto dell’argomento, ha detto al  riguardo:  «Il problema è che voi italiani confondete  la vostra innata capacità nel campo della moda con  la creatività, che invece è un’altra cosa». Tom Kelley,  partner della IDEO (società leader al mondo nella  consulenza per il design) considera più capaci di noi   nell’innovazione quasi tutti i Paesi industrializzati, a partire da Singapore: «Lo si capisce subito dal fatto che lì, a differenza di quanto non avvenga in Italia,  la gente parla più spesso del futuro che non del passato, ha spiegato. Di certo si parla ancora molto  di Italian Style, ma anche su questo c’è da discutere,  per esempio in Nord Europa o negli Emirati Arabi (vedi il Design Factory di Helsinki ed Education City  a Doha) non siamo affatto considerati come benchmark. Più in generale, sembrerebbe che all’estero  sia diffusa la sensazione che la genialità italiana si  fondi soprattutto sul passato, sulla storia artistica e culturale, che forma un concetto unico con il nostro calore e con la nostra indubbia simpatia. Prova ne è che di noi si apprezzano soprattutto le tradizionali tre F (fashion, food e forniture), malgrado il fatto che molti dei più recenti e interessanti accordi economici  siano nati grazie ad aziende italiane attive nei settori ad alto contenuto di tecnologia. La realtà, evidentemente, è che il nostro Paese è ricco di contraddizioni e qualunque definizione che lo riguardi potrebbe essere facilmente confutata.”

Visione del futuro, voglia di andare avanti e di non accontentarsi delle comodità passeggere, spirito di intraprendenza sono aggettivi e parole che descrivono lo stato necessario per poter uscire dalla crisi di idee e di valori  che attraversa il nostro Paese. Abbiamo bisogno di tornare a credere in noi stessi. Abbiamo bisogno di tornare a credere nel futuro; a vedere scorrere nelle nostre menti il crescere lineare delle nostre speranze, delle nostre emozioni che vengono convertire in prodotti e in servizi. Perché un prodotto italiano non è solamente un oggetto di uso quotidiano, ma assume un valore intrinseco perché l’amore nella progettazione, nella cura del particolare, nella scelta estetica e stilistica fa sì che l’oggetto si animi per trasmettere la propria essenza, la propria spiritualità.

Non a caso negli anni Sessanta, il massimo picco della creatività italiana, abbiamo saputo trasformare il nostro Paese in un laboratorio delle idee e della sperimentazione.

Siamo stati i creatori della plastica Moplen ideata dal prof. Giulio Natta, che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca. Si può dire che il prof. Natta è il precursore della ricerca industriale applicata dove le competenze e le qualità della migliore ricerca universitaria vengono trasformate e contestualizzate nel modello d’impresa per costruire nuovi prodotti e assicurare nuova occupazione e nuove risorse per la ricerca universitaria.

Potremmo fare molti esempi che testimoniano la genialità italiana di pionieri dell’innovazione e della creatività italiana che lasciati soli, da un sistema politico e sociale non lungimirante, hanno saputo dar lustro al Paese, ma che purtroppo rimangono casi singoli rispetto al modello di sistema che la Germania ha saputo e sa costruire e potenziare.

Un altro esempio: La solari di Udine, azienda voluta e potenziata dalla capacità e dalla creatività di Fermo e Remigio Solari. Innovatori e visionari che seppero portare il Friuli in tutto il mondo nelle stazioni dei treni e degli aeroporti dimostrando che la tenacia e la volontà nel riuscire, riescono a vincere tutte le difficoltà e le avversità che la vita pone di fronte a ciascuno di noi. Solari_Udine_basket

Ora dobbiamo, lottare per il futuro. Lottare per tornare a sperare nelle idee e nella volontà del miglioramento continuo. Abbiamo capacità innate e dobbiamo solo liberarle dal pessimismo e dalla incapacità di molti che si sono elevati a nostre guide e gestori creando in realtà un sistema e un modello sociologico che opprime la volontà nel cambiare e nel produrre nuove idee e nuovi modelli. Parlo del modello e dell’organizzazione dell’apparato produttivo. Abbiamo oggi necessità vitale di riorganizzare il nostro modello produttivo per fornire alla imprese che resistono alla crisi nuovi strumenti per l’espansione tecnica e commerciale.  Oggi serve dare degli strumenti a costi sostenibili alle imprese che permettano da un lato l’espansione commerciale su modello tedesco, dall’altro lato l’importazione nel conteso aziendale dalla ricerca universitaria in ogni azienda. Reti condivise di agenti di vendita che coprono capillarmente l’intero globo. Ricercatori condivi che portano le imprese anche quelle artigianali ad applicare e a sviluppare nuove competenze di ricerca e di miglioramento di prodotto.

Un nuovo modello produttivo condiviso che così possa permettere anche la nascita e la crescita di nuove imprese sopratutto con imprenditori giovani.

Mi sembra assurdo che il tasso di disoccupazione giovanile sia vicino al 40% e nessuno si interroghi su questo. Che cosa stiamo facendo? Vi rendete conto che questo immobilismo sta distruggendo il futuro di tutti giovani ed anziani? Se non c’è ricambio generazionale nel mondo del lavoro, significa che le pensioni sono compromesse, perché non c’è più sostenibilità tra le entrate derivanti delle imposte sui giovani che possano mantenere in vita il sistema pensionistico. Purtroppo ci accorgeremo di questo problema, se non si fa niente per la ripresa occupazionale, entro 5-10 anni dove ahimè nel momento di maggior bisogno gli anziani rimarranno senza fonte di sostentamento.

E’ ormai vitale far si che i giovani possano aprire aziende e creare occupazione per la salvezza del Paese Italia, per questo lo ripeto, serve un nuovo modello produttivo, un nuovo progetto industriale.

Il Futuro è a portata di mano, ma sarà possibile riuscire nel rilancio economico e quindi nella crescita di occupazione se e solo se capiremo che gli scrittori e i poeti della nostra vita siamo noi e soltanto noi. Non esiste esempio nella storia dove qualcun’altro si è sostituito a noi e ha prodotto il miglioramento della nostra vita senza sacrificio e rinuncia individuale.

Un pensiero su “Innovazione all’Italiana

  1. Bravo Marco.
    Pensando al Futuro e analizzando il Passato non dobbiamo dimenticare il Presento.
    Tanti auguri da Monaco di Baviera.
    Ing. Daniel Puia

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