Il Mio Progetto Industriale – La Capacità dei Giovani quale strategia per uscire dalla Crisi


giovani

Oggi sul Messaggero Veneto ho letto un articolo che mostra finalmente il vero stato delle cose per quanto riguarda il sistema economico del Friuli Venezia Giulia. In 5 anni chiuse 3.700  aziende e la disoccupazione giovanile è al 30%. in più 80.000 sono i lavoratori che pagano gli effetti della crisi, cioè il 6.4% dell’intera popolazione del Friuli Venezia Giulia considerando tutti anziani e bambini.

80.000 lavoratori in crisi equivalgono a più di 2 volte la popolazione del comune di Gorizia o come l’80% dell’intero comune di Udine!!

Leggendo l’articolo ho ripensato a quanto ho fatto dal 2005 ad oggi per sensibilizzare la politica e la classe dirigente, al fine di evitare o quantomeno a mettere in campo degli strumenti, che permettessero alle nostre imprese di poter crescere e mantenere l’occupazione esportando  in maniera sistemica come fa la Germania nel mondo. Sempre l’articolo del Messaggero Veneto mette in evidenza che il 2012 ha segnato un calo per le esportazioni regionali del 8.9% mentre il prodotto lordo regionale in 5 anni è calato del 7.9%.

Questo è il risultato di aver abbandonato le imprese regionali al loro destino, mentre come fa la Germania, vanno accompagnate a crescere nei mercati esteri e ad innovare utilizzando degli strumenti condivisi che permettono di abbattere i costi fissi.

Ripensavo alla mia battaglia iniziata nel lontano 2005 dove scrivevo sul “il Nuovo FVG” l’articolo:  “So Produrre ma non Vendo ” che metteva in luce quanto sarebbe accaduto se non si provvedeva immediatamente a costruire a livello regionale un apparato, magari gestito da Friulia, che coordinasse e accompagnasse le imprese a crescere e a gestire i rapporti con le università regionali per innovare i prodotti e i servizi delle imprese.

Ricordo come se fosse ieri il primo incontro che ho avuto all’assessorato delle Attività Produttive FVG durante la Giunta Illy nel 2005. Avevo 27 anni e lavoravo ancora come ricercatore industriale a Milano. Spiegai al dirigente il progetto qui sotto sintetizzato esortandolo a farlo proprio e a iniziare ad impostare un lavoro che permettesse di costruire degli strumenti condivisi per accompagnare la crescita e la capacità competitiva delle piccole e medie imprese regionali. In tutta risposta il dirigente mi disse ” chi è lei? chi si crede di essere? Io credo alle grandi aziende sono quelle a creare occupazione!” Ero giovane, ero inesperto e riusci a dire solo che si stava sbagliando perchè sono le piccole e medie imprese a garantire il massimo dell’occupazione. Oggi questo dirigente è ancora al suo posto anche se con la sua mentalità ha prodotto 80.000 lavoratori senza futuro e 3700 aziende morte.

Ricordo anche l’incontro del 2009 sempre all’Assessorato Attività Produttive FVG giunta Tondo. Anche in quell’occasione incontrai un altro funzionario di alto livello dell’assessorato per presentare un progetto per rilanciare lo stabilimento di Safilo in Friuli e sensibilizzare di nuovo sull’urgenza di costruire degli strumenti per la competizione delle piccole e medie imprese regionali. In tutta risposta questa volta mi disse” Ingegnere lei avrebbe ragione ma sa è troppo difficile!”.

Anche questo dirigente è ancora al suo posto, ma la cosa più assurda è che se si vede il suo curriculum non ha mai lavorato in una azienda privata. Come può una persona che non ha mai fatto esperienza di produzione, non ha mai lottato per la competitività d’azienda, non ha mai gestito clienti internazionali  avere la capacità di dirigere ed impostare un nuovo modello di sviluppo economico e far uscire il Friuli Venezia Giulia dalla crisi?

Risponderò a questo quesito riportando parte dell’articolo “Dibattito: E’ in crisi il modo di fare impresa” che pubblicai sul Messaggero Veneto il 19 Maggio 2010.

Scrivevo: Oggi, purtroppo in regione mancano idee e strategie rinnovate per cui chi dovrebbe indirizzare l’attenzione degli assessori e dei consiglieri ed essere motore di nuovi schemi e di nuove metodologie da applicare al nostro tessuto economico è impreparato rispetto all’evoluzione e alla rapidità dei cambiamenti e dei mercati internazionali.

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Il mio progetto, il mio sogno industriale  è questa slide numero 8. Trasformare il sistema produttivo del Friuli Venezia Giulia in un sistema di aziende induttrici di prodotti di alta qualità ed alto contenuto tecnologico per vincere la concorrenza globale. Infatti costruendo un nuovo sistema industriale dove alle imprese regionali vengono offerti degli strumenti per la competizione globale condivisi, si permette che ogni impresa possa vendere ed esportare in maniera sistemica in tutto il mondo ed innovare i propri prodotti in modo facile e veloce con i centri di ricerca e le università regionali.

Quanta occupazione giovanile si costruirebbe dove ogni giovane sarebbe collocato quale agente e promotore di vendita, ricercatore, imprenditore! L’uomo di nuovo al centro delle politiche di sviluppo e di miglioramento sociale.
A conclusione di questo articolo, che mette in luce che potremmo ripartire solamente se sapremmo aprirci alla competenza e alla capacità dei giovani, finisco con la lettera che scrissi nel 2007 al presidente di Confindustria Montezemolo dove parlavo proprio dei giovani e della loro capacità di lottare e produrre il miglioramento.

Spett.le Presidente dott. Montezemolo

Confindustria

Egregio Presidente dott. Montezemolo,

sono stato molto colpito dalla sua analisi sulla situazione socioeconomica dell’Italia e dalle sue osservazioni dove evidenzia i problemi strutturali del paese e sottolinea in modo deciso che oggi ancora per il momento, ai giovani non è permesso di contribuire in modo deciso alla riprese e alla crescita del nostro Paese.

L’attuale situazione sta limitando le profonde potenzialità, che i giovani possono e devono offrire al miglioramento della situazione economica nazionale: creatività, voglia di fare, senso dell’imprenditoria, voglia di osare e uscire dagli schemi e l’accettazione del rischio, il cui controvalore deve essere la crescita personale misurabile, che rappresentano i valori portanti dell’essere imprenditore, sono stati sostituiti dal “valore” della sfiducia, della incapacità nel realizzarsi, dalla sicurezza del non farcela e ciò contribuisce a rendere più debole a livello internazionale l’intero sistema paese verso quei paesi che ancora per il momento giocano le loro battaglie economiche e determinano il loro successo solamente agendo sul prezzo e non sulla conoscenza applicata ai prodotti (capacità d’innovazione).

Rispetto agli altri giovani, mi ritengo molto fortunato, perché ho lavorato nel campo della ricerca e sviluppo e quindi dell’innovazione alla STMicroelectronics. Qui ho potuto apprendere gli insegnamenti dell’ingegner Pistorio e provare di persona l’importanza dell’innovazione e della valorizzazione sia motivazionale e sia culturale del personale per vincere le sfide della globalizzazione e della competizione a tutto campo, attraverso l’uso di tecniche, che sono praticamente sconosciute nel mondo della piccola e media imprenditoria. E’ grazie alla STMicroelectronics dell’ingegnere Pistorio se ho adottato anch’io da ingegnere, l’innovazione quale elemento caratterizzante e indispensabile, anzi direi vitale, per la crescita e lo sviluppo in un mercato che non è più nazionale ma è mondiale. Oggi, lavoro per una società inglese che “apre le porte” del mercato nordamericano ai prodotti italiani. Infatti per vendere nel nord America i propri prodotti, questi devono essere valutati secondo gli standard di sicurezza da un ente accreditato presso il governo americano e canadese. Questo lavoro da una parte mi permette di valutare i prodotti italiani, di capirne i punti di forza e debolezza e dall’altra parte mi permette di entrare all’interno delle aziende italiane sia di piccole dimensioni e sia di grandi dimensioni. Attualmente le aziende vedono l’innovazione come una parola perdendo di vista che essa è prima di tutto un metodo, una metodologia e una pianificazione della gamma dei prodotti. Infatti la qualità dei prodotti italiani pur essendo molto buona se paragonata a quella dei prodotti dei paesi emergenti, non è un sicuro elemento sul quale far leva per la vendita dei prodotti se alla base della valutazione da parte del cliente, il prodotto a livello costruttivo è identico a quello della concorrenza dei paesi emergenti. Da quanto, ho appreso dalle osservazioni all’interno delle imprese italiane, manca una politica di diversificazione e di valorizzazione dei propri prodotti. Attualmente innovare, quindi applicare la tecnologia e la conoscenza scientifica, diventa quasi impossibile se non si accompagna le imprese in questa fase delicata di trasformazione del modo di fare impresa.

Le ho scritto per chiederle un appuntamento al fine di presentarmi ed essere valutato. Come ben sa anche lei, attualmente in Italia anche se si hanno maturato delle significative competenze e si è  determinati, risulta ancora difficile essere valorizzati in un sistema che non è meritocratico ed risulta quasi impossibile avere delle possibilità concrete per poter contribuire con la propria esperienza e la propria volontà di fare squadra al rilancio del nostro Paese. Altri paesi, quali il Canada credono molto di più nel valore della creatività e della “passione” dei giovani al punto che il mio progetto finanziario, che mostra come può essere gestita ed organizzata l’innovazione per creare un vantaggio economico per un’intera nazione, è stato preso in considerazione dal Ministro economico dello stato dell’Ontario. Certamente,come ben sa anche lei, i tempi di risposta seguono le leggi del mercato e anche se l’urgenza della situazione economica vorrebbe l’applicazione quasi immediata di tutte quelle soluzioni che possono contribuire a modificarla, bisogna saper attendere fiduciosi e continuare a divulgare la propria soluzione in qualsiasi direzione sfruttando anche le potenzialità del web.

Credo fortemente nella condivisione dei punti di vista è questo mi spinge a chiederle questo incontro, per confrontarmi con lei e proprio dal confronto riuscire a migliorarmi e a presentarle il mio punto di vista su come può essere migliorato e accresciuto il vostro programma per l’innovazione. Credo che tutti noi vogliamo e crediamo nell’urgenza di risvegliare la nostra economia anche attraverso dei modelli concreti e facilmente capibili in modo che soprattutto il piccolo imprenditore del nord-est, abituato prima di tutto a produrre e poi a ragionare, possa innovare ed espandersi.

Ringraziandola distintamente saluto,

Dott. Ing. Marco Lanaro

Povoletto, 14 Luglio 2007

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